Sostenibilmente buono
- 2 giu
- Tempo di lettura: 5 min
- A cura della dott.ssa Greta Colombi
In Possiamo salvare il mondo prima di cena, un brillante e talentuoso Jonathan Safran Foer ci conduce passo passo nel cammino della consapevolezza del nostro ruolo come individui nella lotta al cambiamento climatico per la salvaguardia della nostra stessa specie.
Senza essere catastrofisti, lasciatemelo dire, siamo messi abbastanza male. I più ottimisti dicono che abbiamo ancora una decina di anni per invertire la rotta ed evitare irreparabili conseguenze, altri credono che sia già troppo tardi.
Già da qualche anno oramai, grazie a libri, documentari e ad un’imbronciata ragazzina svedese che con forza e determinazione è riuscita a risvegliare le coscienze dei giovani di tutto il mondo, si fa un gran parlare della questione climatica.

Quello che però pochi sono riusciti a fare è spiegarci chiaramente quale sia il nostro ruolo in tutta questa storia. Possiamo noi, con le nostre scelte quotidiane, contribuire positivamente al cambiamento necessario per la sopravvivenza nostra e del nostro Pianeta?
La risposta di Foer è: assolutamente sì! Perché il cambiamento parte da noi. Ed io non potrei che essere più d’accordo. Mentre aspettiamo che i nostri politici approvino le leggi che ci meritiamo e le industrie adottino strategie produttive realmente sostenibili, nelle nostre scelte di consumatori attivi risiede già un immenso potere.
Oggi vi voglio raccontare del modo più semplice e immediato che abbiamo per prenderci cura di noi stessi e dell’Ambiente: il cibo. Non tutti infatti abbiamo le risorse economiche o il tempo per dedicarci ad una svolta 100% green, ma, volenti o nolenti, nessuno di noi è esente dal mangiare almeno tre volte al giorno, tutti i giorni della propria vita. Scegliere oculatamente cosa immettiamo nel nostro corpo può fare un’enorme differenza in termini sia di salute personale che di salvaguardia del mondo che ci circonda.
Ma quindi dobbiamo tornare a brucare le erbette selvatiche e a raccoglier radici? No. Un’alimentazione sana deve appagare i sensi, soddisfare il cervello ed essere sostenibile sul lungo periodo, sia per il portafoglio che per il nostro palato. Quindi, bando alle ciance e scopriamo i cinque principi per mangiare bene, rimanere in salute e ridurre la nostra impronta ecologica (se non sai cos’è ti consiglio la lettura di questo articolo).
1. Scegli il Km 0
Per quanto possa sembrare banale, se vogliamo ridurre la nostra impronta ecologica, dobbiamo evitare di far viaggiare troppo quello che acquistiamo. La filiera corta consente non solo di ridurre le emissioni legate ai trasporti, ma anche di evitare tutti quei rifiuti da imballaggio che vediamo accatastati nei pressi dei magazzini dei supermercati. Viviamo nel paese dei piccoli produttori terrieri e della buona cucina, quale miglior ragione per acquistare direttamente dal contadino o dal vaccaro dietro casa?

2. Prediligi il locale
Questa regola fa il paio con la precedente. Acquistare localmente però, non vuol dire solamente ridurre le distanze di approvvigionamento, ma soprattutto significa scegliere varietà di cibo della propria regione. Oggi va molto di moda l’avocado (francamente anch’io sono una fan sfegatata di una guacamole fatta bene eh), frutto miracoloso e panacea di tutti i mali con i suoi grassi buoni e il suo prezzo esorbitante. Ma che ne è del nostro buon olio di oliva del Mediterraneo, oggetto di centinaia di studi scientifici sulla corretta alimentazione e immancabile tocco di grazia delle nonne per intere generazioni?
Scegliere i cibi delle nostre terre significa tutelare la biodiversità delle nostre coltivazioni e scegliere qualità alimentari più compatibili con il nostro organismo, plasmato da anni di coevoluzione. Senza considerare che le monoculture di avocado, volte a soddisfare la novella passione occidentale, stanno distruggendo la foresta equatoriale.
3. Riduci lo spreco
Chi di voi ha letto questo articolo sa già che per me lo spreco alimentare è il male assoluto, non solo per l’utilizzo insensato di risorse preziosissime quali il suolo e l’acqua, ma anche perché lo smaltimento dei rifiuti è un problema ancora senza soluzione. Preoccuparsi di ridurre al minimo lo spreco alimentare dovrebbe essere un imperativo morale, che coinvolge le nostre abitudini e i nostri acquisti. Oggi esistono centinaia di realtà che consentono di comprare a prezzi stracciati alimenti che altrimenti finirebbero, nella migliore delle ipotesi, nel cestino dell’umido. Giusto per citare alcuni comportamenti virtuosi che potete adottare fin da subito, provate a chiedere le doggy bag al ristorante se vi avanza qualcosa nel piatto, imparate a cucinare anche le parti “meno pregiate” degli alimenti e sbizzarritevi con le offerte dell’app Toogoodtogo.
4. Occhio all’imballaggio!
Come avete potuto vedere, non è solo la qualità degli alimenti che si acquistano a determinare l’impatto ambientale di quello che mangiamo. Dobbiamo mettere sotto la lente di ingrandimento l’intera filiera produttiva, dall’origine, al trasporto fino allo smaltimento dei prodotti. In quest’ottica non possiamo esimerci dal considerare anche il packaging di quello che acquistiamo. Partendo dal rifuggire tutti quegli odiosi alimenti monoporzioni che vengono imballati in chili di cellophane senza una ragione apparente, fino ad imparare a leggere le informazioni riportate sulle confezioni degli alimenti e prediligere quelle in materiale riciclato e/o riciclabili, i più arditi di noi potranno addentrarsi addirittura nell’impervio mondo dello sfuso.
Purtroppo in Italia è difficile trovare negozi che ci consentano di utilizzare i nostri contenitori da riempire con i prodotti alimentari desiderati. Questo non vuol dire che non possiamo portarci dietro tapperware o sacchetti di cotone e chiedere al nostro panettiere/macellaio/fruttivendolo di fiducia di usare quelli al posto delle solite confezioni usa e getta.
5. Seleziona le materie prime
Molti di voi saranno delusi, una volta arrivati fin qui, di non aver ancora letto una lista di alimenti da bannare dalla vostra alimentazione. Ma come? Niente: eliminate la carne? Abbasso i carboidrati? Aboliamo il pesce?
Oggi i titoli sensazionalisti piacciono di più che i ragionamenti razionali basati sul buon senso, ma io non sono di questa idea. Non è la circostanza adatta per analizzare le scelte etiche che spingono alcune persone ad abbandonare il consumo di alcune categorie di alimenti (a patto che queste scelte siano convalidate dal parere di un nutrizionista esperto che possa guidarvi), ma voglio fornirvi degli strumenti per scegliere il miglior prodotto di ogni categoria alimentare. Oggi esistono certificazioni e sistemi produttivi che ovviano i maggiori problemi legati all’allevamento intensivo (le emissioni e il trattamento disumano degli animali), come esistono monoculture che hanno devastato interi ecosistemi.
Per poter scegliere prodotti sostenibili bisogno informarsi, leggere e studiare e cercare aziende che al di là del green washing, abbiano veramente a cuore la sostenibilità e si adoperino per creare una filiera a ridotto impatto ambientale. Il mio consiglio è di non fermarsi agli slogan del momento ma di adottare una dieta mediterranea, legata alla nostra tradizione, che contempli più categorie alimentari possibili e di selezionare attentamente la qualità delle materie prime che acquistiamo.
Saper distinguere le uova di categoria A-0, piuttosto che la carne grass fed, o i pesci da acquacultura sostenibile, scegliere le verdure biologiche e i grani della zona, preferire latte e formaggi dei piccoli allevatori locali, sono piccole accortezze necessarie per ridurre l’impatto ambientale del nostro piatto e accrescere il nostro benessere.

Ora che sai come acquistare consapevolmente, non hai più scuse. Che tu abbia una passione per i dolci, o non possa fare a meno della carne o “il pane non può mai mancare sulla mia tavola”, da domani puoi iniziare a leggere, selezionare, scartare e cercare quei prodotti che ti nutriranno, ti daranno soddisfazione e saranno esenti dai sensi di colpa. E ricorda, meglio iniziare da qualcosa, seppur piccolo, con costanza, che voler rivoluzionare la propria vita e gettare la spugna dopo poche settimane.
Ci vediamo al prossimo articolo, dove approfondiremo un altro aspetto della tavola sostenibile: la varietà!


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